UNA SCELTA DI CAMPO |
Riceviamo da Gianni Alemanno e pubblichiamo nel rispetto delle norme dell'Ordinamento. Il principale conflitto politico che oggi domina in Europa è quello tra il vecchio establishment progressista e liberale, arroccato nei palazzi di Bruxelles e nelle cancellerie dei principali paesi membri e, sull'altro fronte, il vasto arcipelago di sigle e organizzazioni che costituiscono il movimento sovranista europeo. È una guerra senza esclusioni di colpi, dove i cosiddetti alfieri della democrazia liberale non si sono fatti scrupolo di criminalizzare i loro avversari politici, usando le armi della diffamazione e delle inchieste giudiziarie.In Romania il leader sovranista Georgescu si è visto annullare le elezioni presidenziali e privare dei diritti politici, per favorire la vittoria del candidato del partito filo-UE. In Francia Marine Le Pen ha subito una condanna penale che potrebbe impedirle di candidarsi all'Eliseo. In Germania i servizi segreti hanno presentato un rapporto su Alternative für Deutschland che definisce questo partito - che oggi primeggia nei sondaggi elettorali - come "estremista" e di fatto apre la strada per il suo scioglimento. Questi sono i tre casi più recenti ed eclatanti del tentativo di escludere i movimenti del sovranismo europeo dal novero delle forze politiche che possono competere alle elezioni. Ma tutto ciò non fa che confermare che il vero nemico dell'establishment nel nostro Continente è proprio il sovranismo europeo. D'altra parte questi movimenti, tra loro molto diversi, sono accomunati da pochi punti essenziali: la lotta contro l'immigrazione clandestina e incontrollata, la rivendicazione della sovranità nazionale e popolare nei confronti dell'Unione europea, il rifiuto di considerare la Russia un nemico assoluto, il contrasto a tutte le follie della cultura progressista woke, la critica al Green Deal che tanto entusiasma Ursula Von der Leyen. Su altri temi, non meno importanti, le posizioni possono essere le più diverse: si va dalla vocazione esplicitamente "sociale" del Rassemblement National (che lo ha fatto diventare il primo partito operaio d'Europa) a quella più liberista dell'AfD (che però non ha impedito a questo partito di raccogliere i suoi massimi consensi proprio nei Lander orientali, quelli provenienti dalla DDR e più economicamente poveri). Sull'apertura al mondo multipolare pesa la tendenza ad associare alla lotta all'immigrazione un atteggiamento islamofobico, anche se mitigato in tutti i movimenti sovranisti da un'esplicita volontà di integrare l'Europa occidentale con la Federazione Russa di Vladimir Putin. Queste difficoltà, però, non possono impedire al Movimento Indipendenza di compiere un'inevitabile scelta di campo: schierarsi nettamente dalla parte del sovranismo europeo contro le classi dirigenti politiche, economiche e culturali dell'Unione europea e, in particolare, contro l'aggregazione trasversale che sostiene Ursula Von der Leyen nel Parlamento Europeo. Non compiere questa scelta significherebbe ignorare il vero conflitto politico che si sta giocando nella nostra epoca e quindi "non essere da nessuna parte'. Allo stesso modo, non può frenarci in questa scelta il contraddittorio posizionamento della nuova Amministrazione Trump. Sicuramente il movimento MAGA è portatore di confuse istanze di suprematismo americano, che lo fanno oscillare tra il tentativo di trovare un nuovo equilibrio con la Russia e il rifiuto di riconoscere i paesi BRICS come interlocutori paritari, tra la critica radicale all'Unione Europea e la lesione di sostanziali interessi economici dei paesi europei (compresa l'Italia), tra la volontà di dialogare con il mondo arabo e islamico e la tentazione di abbandonare il popolo palestinese alla sterminio perpetrato dal Governo Netanyahu. Ma l’amministrazione Trump si sta innanzitutto distinguendo come un nemico della Globalizzazione: con l'attacco frontale (attraverso una guerra sui dazi purtroppo condotta in modo molto improvvisato) al liberoscambismo globale che può portare in tutto il mondo verso una positiva rivalutazione delle produzioni nazionali e del mercato interno; con la critica radicale all'ideologia progressista per mettere fine in Occidente alle follie Woke e Gender; con la condanna delle classi dirigenti europee accusate tra l'altro di criminalizzare i movimenti sovranisti, fino alla messa in discussione della stessa NATO come strumento militare. Per questi motivi il nostro nemico principale rimane la tecnocrazia europea, in una lotta che non può non vedere Donald Trump come un provvidenziale interlocutore. Questo è il momento per l'Italia di sottrarsi finalmente alla sudditanza nei confronti dell'Unione Europea, come stiamo cercando di rappresentare politicamente con il "Comitato Extra - Fuori dall'Unione europea". Come abbiamo deciso, quasi all'unanimità, nella Direzione nazionale della scorsa estate, noi ci riconosciamo in un'idea di SOVRANISMO SOCIALE basata sul legame inscindibile tra questione identitaria e questione sociale: non è possibile promuovere i diritti sociali e del lavoro del nostro popolo, senza prima garantire un futuro alla sua identità comunitaria. Sul piano internazionale e geopolitico il Sovranismo sociale crede nell'avvento del nuovo mondo multipolare al posto di una globalizzazione guidata dall'unipolarismo occidentale: un mondo fondato sullo sviluppo differenziato di tutte le diverse civiltà e sul rispetto di ogni sovranità nazionale. Solo in questo quadro I'Italia potrà riconquistare la piena sovranità nazionale come ponte tra il Mediterraneo e l'Europa. l nostro Sovranismo sociale deve inserirsi nell'alveo del sovranismo europeo e deve confrontarsi a schiena dritta con i Movimento MAGA che fa riferimento all'Amministrazione Trump, senza perdere i propri tratti distintivi ma, al contrario, cercando di potenziarli e diffonderli tra questi interlocutori politici. Noi siamo convinti che senza un forte orientamento sociale e un'apertura al mondo multipolare, il sovranismo europeo - e anche quello americano - sono destinati a fallire la propria missione. Non si può combattere il progressismo senza combattere anche l’ideologia liberale, non si possono difendere le istanze identitarie senza promuovere obiettivi di giustizia sociale e di umanesimo del lavoro. Non si può riconquistare la sovranità nazionale dei popoli europei né evitare che la civiltà europea venga travolta, senza trovare un nuovo equilibrio cooperativo con il Sud globale, di cui la questione palestinese è una delle più importanti bandiere geopolitiche. Tutte queste considerazioni rimangono largamente estranee al conservatorismo del Governo Meloni, ancora legato al folle schema "Europa versus Russia" e alla vecchia idea che solo il liberismo possa creare lavoro e sviluppo. E proprio per queste scelte, il Governo di centrodestra sembra destinato a non mettere realmente in discussione la nostra sudditanza in Europa e tantomeno all’interno della NAT0. C'è quindi un largo spazio che il Movimento Indipendenza può occupare, a patto però di muoversi con pragmatismo, determinazione e senza paraocchi ideologici, nel nuovo scenario che sta emergendo in tutto l’Occidente. 1. CANDIDARSI AD ADERIRE AL GRUPPO EUROPEO "EUROPA DELLA NAZIONI SOVRANE" guidato da Alternative für Deutschland. Questo è l’unico gruppo del Parlamento Europeo che non ha un referente in Italia, mentre Fratelli d'ltalia aderisce al gruppo dei Conservatori e la Lega a "Identità e Libertà" di Marine Le Pen. Farne parte significherebbe per Indipendenza assumere immediatamente una rilevanza nazionale ed europea, senza per questo rinunciare alle proprie peculiarità e anzi avendo un contesto continentale e una visibilità mediatica in cui diffonderle. Aderire a questo gruppo permetterebbe a Indipendenza di candidarsi alle elezioni europee (e forse anche a quelle nazionali) senza raccogliere le firme, diventando inevitabilmente un significativo punto di aggregazione per altri gruppi politici. 4. Insistere sull’USCITA DELL’ITALIA DALL'UNIONE EUROPEA per costruire nuove forme di unione politica e istituzionale tra le Nazioni del nostro Continente, e sullo SCIOGLIMENTO DELLA NATO per sostituirla con un'autonoma difesa comune europea. Questi temi devono essere al centro del nostro confronto con il movimento MAGA, che è già chiaramente orientato verso questi obiettivi.
|